sabato 2 febbraio 2013



Sto passeggiando con un'amica lungo un marciapiede. Una dietro l'altra, ognuna con il suo bambino in passeggino. La mente va subito all'incidente dei giorni scorsi: due mamme, con i piccoli di due mesi, investite da un'auto. Chi era alla guida (appena uscito dal carcere, sotto effetto di droghe) si era distratto per prendere una sigaretta caduta sul tappetino. L'auto, di grossa cilindrata, va dritta sul marciapiede e scaraventa i due neonati dalle loro carrozzine. Una notizia come tanti altri che porta a domandarsi: dov'è la politica? L'Asaps, insieme ad altre associazioni, ha già raccolto 60.000 firme per introdurre il reato di omicidio stradale nel codice penale, una proposta che verrà ripresentata quando sarà terminata la prossima tornata elettorale. Perché qualche provvedimento è necessario: nel 2012 hanno perso la vita sulle strade 60 bambini. A loro si aggiungono almeno 13 piccoli ancora in grembo alla madre (e spesso uccisi anche con la mamma) che non sono mai nati a causa di un violento impatto stradale. Un triste conteggio arrotondato per difetto, un elenco di bambini di cui non esisteranno mai dati, numeri, percentuali. Secondo l'osservatorio dell'Asaps (Associazione sostenitori e amici della polizia stradale),lo scorso anno sono stati 793 gli incidenti significativi che hanno coinvolto i più piccoli, in cui ben 900 bambini hanno riportato lesioni importanti. Il Parlamento Europeo ha chiesto all'Italia di ridurre del 40% in dieci anni il numero degli incidenti stradali (5mila i morti ogni anno sulle strade italiane), ma lo Stato sta rispondendo con un sempre calante presidio del territorio e con un grave ritardo nell’adeguamento degli organici delle forze dell’ordine e delle norme del Codice della strada», denuncia l'Associazione familiari vittime della strada. Più educazione stradale (o semplicemente educazione) e leggi adeguate: è questo che dovrebbe fare la politica.

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